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La Domenica delle Palme

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Un’ombra orrenda attraversa l’Italia in questa Domenica delle Palme. Non è la vergognosa uscita di Calearo né la patetica difesa di Veltroni, ma la forza contro la quale molti italiani si trovano costretti da qualche ora a dover lottare (poi l’ombra svanirà) per non odiare questi uomini ma solo ciò che essi nell’occasione rappresentano, per maledire il peccato e limitarsi a biasimare il peccatore, per evitare di degradarsi augurando loro una disgrazia, ma soprattutto per non sognare la violenza.

La Rete è spaventosa perché assottiglia le pareti tra Es e Super-Io. E tuttavia, proprio in domeniche come questa, la Rete è anche spaventosamente rivelatoria per come, accarezzandone il dorso come faremmo con una creatura ben nascosta in un bosco immaginato dai fratelli Grimm, è possibile sentire la potenza onirica di un’intera collettività. E un sogno collettivo – impossibile negarlo che sia il sogno collettivo di una parte del paese – circonda in queste ore Calearo e Veltroni. Una sorta di maligno hashtag dello spirito. Come difenderci dal male che noi stessi rischiamo di sognare di procurare loro? E come portare il sogno di violenza verso una superficie di realtà che lo disarmi del tutto e, al tempo stesso, faccia a pezzi il meccanismo che lo innesca nelle nostre profondità?

Non sono un violento. Non mi piace la violenza. Il che significa che lotto contro la bestia assetata di sangue che riposa normalmente dentro di me. In questa lotta posso prevalere e posso fallire. Preferisco non fallire. Se non ci fosse una belva dentro di noi, essere non violenti sarebbe scontato. Non si porrebbe il problema. Nessuno avrebbe mai premuto il dito su un grilletto se la parte prevalente della nostra natura ci impedisse di farlo. Nessuno avrebbe mai alzato una mano contro un proprio simile. E tuttavia la bellezza dell’uomo (o forse: ciò che nell’uomo ci interessa, per alcuni ciò che avvicina l’uomo all’abbaglio sconvolgente del sacro) sta proprio nella possibilità di emanciparsi, di sollevarsi – divinamente, facilmente, difficilmente, a costo di sforzi mostruosi –  da questo stato di natura. Allontanarsi dal sogno ancestrale dello sbranamento reciproco: questa la nostra marcia verso la civiltà. Ma più siamo deboli, più il Caino che è in noi rischia di prendere il sopravvento. Ma più ci ubriachiamo di forza, più lo stesso rischio si concentra e si ripete sul corno opposto del discorso.

Qualunque cittadino la cui vita è stata minata dalla recente crisi economica (qualunque uomo indebolito fino alla prostrazione da ciò che lo circonda) deve fare, temo, uno sforzo di autopacificazione per non sognare di raccogliere un bastone davanti a un parlamentare che dichiara pubblicamente di non fare il proprio mestiere utilizzando i soldi spesi in tasse da quello stesso cittadino per pagarsi un mutuo di dodicimila euro al mese.

Allo stesso tempo, leggere le dichiarazioni di Veltroni è spaventoso. “Calearo è una persona orrenda” (dunque il peccatore prevale sul peccato, anzi scompare il peccato e c’è solo il peccatore, e il peccatore è orrendo, il che, pur rischiando io un secondo sì e cento no di farmi contagiare in questa domenica dal sogno di violenza, mi sembra una dichiarazione priva di umanità e anche un po’ vigliacca perché proprio nel fare del peccato il peccatore si elegge un candidato alla lapidazione, mentre il candidato andrebbe semplicemente espulso dal consesso politico e ridimensionato in quello civile, non lapidato, in questo modo si dà paradossalmente legittimazione al sogno di violenza).

“Quando il Pd, all’unanimità, lo candidò sembrava diverso. La politica fa perdere la testa a molta gente” (e questa io so che è una menzogna, nello stesso modo con cui il mio stomaco sa di avere fame se non viene nutrito e il mio cuore accelera per uno spavento, lo so, lo sento, è una menzogna perché l’essere umano è sensibile alla riprovazione del consesso che lo circonda, e Calearo, che questa sensibilità ce l’ha, se fosse vissuto in un ambiente pronto a biasimare in modo durissimo un’uscita come quella che ha fatto, non l’avrebbe mai fatta; il Pd, a propria volta, pur potendo sbagliare sull’uomo non poteva dunque sbagliare sul clima che lo circondava, sul mondo di Calearo, sbagliare su un mondo è impossibile, dunque, sotto quel punto di vista, non poteva sbagliare sull’uomo; addirittura mi trovo a sperare che quella di Veltroni sia una menzogna, una menzogna digitata su twitter più per spavento che per calcolo, al limite per lo spavento innescato dal calcolo immediato, perché un uomo che mente non mi rassicura ma mi rassicura più di un uomo completamente cieco).

Sognare la violenza è orrendo. Tradurla in atto è peggio ancora. Ma continuare a vivere su un piano inclinato capace di farci scivolare sempre più a fondo verso i nostri sogni di violenza – sempre più deboli per resistere alla tentazione del sogno, sempre più schiacciati verso il basso per non rischiare di tradurlo in atto – è ancora più pericoloso. Si rischia un non risveglio. O, bucato il fondo del recipiente, si rischia qualcosa il cui nome non voglio pronunciare.

 


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